giovedì 2 ottobre 2014

Recensione: Reborn di Miriam Mastrovito

Buonasera a tutti ^_^
Stasera sono qui con una nuova recensione.
E CHE RECENSIONE!
In questa fredda estate (perlomeno qui nel veneto è stata proprio gelida e piovosa) ho avuto la fortuna di occupare le lunghe e fredde giornate di pioggia con una delle letture migliori degli ultimi anni.
Un horror di quelli che non mi capitava di leggere da tempo; mi riferisco a Reborn di Miriam Mastrovito (per l'anteprima clicca qui )

         
Titolo: Reborn

Autore: Miriam Mastrovito

Genere: New Gothic

Editore: youcanprint

Pagine: 294

Ebook : 2,99 € (acquista su Amazon )


Cartaceo: 16,90 €


Recensione ( clicca qui per la video recensione ) :


Una bambina venuta dal passato. Una madre in lutto. Un folle eroe romantico. Un cocchiere dall’occhio di vetro.
Una storia d’Amore e Morte che vi condurrà al confine tra i mondi.

Miriam Mastrovito, già madre di diverse pubblicazioni sia self publishing che edite con piccole e medie case editrici, con questo romanzo ci trasporta in un mondo surreale incredibilmente diverso eppure simile al nostro, alternando situazioni di quotidianità ad altre quasi oniriche.
In quest'opera, che per molti versi ricalca le storie degli Onryō (spiriti vendicativi) tipiche delle credenze e tradizioni del paese del Sol Levante, il velo che separa il mondo dei vivi da quello dei morti viene distrutto, trasportando il lettore in una sequela di eventi che lo lascia incollato alle pagine dal lento ma profondo inizio, allo scoppiettante finale.
La storia si apre a Gioia, piccola cittadina di poche anime, che incarna alla perfezione il tipico paesino in cui “tutti sanno tutto di tutti”.
Questo è il primo particolare a stupire perché anche quei personaggi secondari che fanno poco più che brevi apparizioni, vengono definiti fin nel minimo dettaglio (un esempio di questo è la vicina spiona e impicciona).
Nella storia vestiremo i panni di Elga, una giovane donna provata dall'esperienza più brutta che una madre possa provare: perdere marito e figlia in un incidente di cui è l'unica sopravvissuta.
Il racconto si apre due anni dopo questo fatale momento e prende vita in quello che sarebbe stato il giorno del compleanno di Martina, la sua bambina a cui, nonostante l'assenza, dedica un regalo che sa benissimo avrebbe amato: una bambola realizzata dalla stessa Elga.
La protagonista infatti, lavora nel settore ludico realizzando giocattoli un po' particolari: le “Reborn” (da qui il titolo) bambole tanto dettagliate e perfette da sembrar vive. Ed è proprio questo il dono che deposita sul letto della bambina, in quella stanza rimasta totalmente invariata da quando Martina la occupava.



Gli occhi delle bambole ti guardano. Amore, odio, dolore, compassione; riflettono quello che hai dentro o ti riempiono di emozioni nuove. Gli occhi delle bambole ti guardano e, a volte, sembrano scusarsi per non essere abbastanza vivi”.



E sarà proprio la mattina successiva a quel giorno che il mondo onirico spalancherà di botto i confini del nostro entrando, sotto forma della piccola e vitale Rea, con violenza ed irruenza.
Rea, che tanto assomiglia alla Reborn realizzata per Martina e che piomba nella sua vita all'improvviso, dicendole di essere sua figlia.
Assieme a lei faremo la conoscenza di Iuri, un giovanissimo becchino che apparentemente ha scelto Elga come vittima della sua fobia, ma in lui c'è ben più di questo e ciò che muove le sue azioni e i suoi passi e forse qualcosa di cui le origini sono radicate in un perduto, ma da lui mai dimenticato, passato. E sarà proprio lui ad aiutare Elga; rivelandosi la sola persona i cui occhi vedano la realtà nello stesso modo della protagonista .



D’altra parte sapeva che i cadaveri erano gusci vuoti, mentre armeggiava con loro, la persona che avevano ospitato non era più lì. La vestizione di una salma, così come l’intero rito funebre, era un atto d’amore a esclusivo appannaggio dei vivi. Ed era proprio in questo modo che Iuri interpretava il suo lavoro, come un atto d’amore nei confronti di quelli che restavano”.



Come si può evincere già da questa piccola introduzione la storia si snoda tra due realtà che l'autrice riesce a coniugare alla perfezione grazie ad uno stile fluido e ben ritmato.
La lettura e facile e priva di fronzoli ma non per questo immatura. Al contrario, è profonda e completa: perfetta per le atmosfere ed il tipo racconto che, mano a mano che la vicenda entrerà nel vivo, diventeranno sempre più cupe e a tratti anche spaventose (alcune scene riescono a far scendere un brivido lungo la schiena).
Il confine sottile tra normalità e sogno poi, arriva benissimo a chi legge. Spesso infatti, il lettore si trova a chiedersi se ciò che Elga vede e prova sia vero o solo frutto delle sua mente.
Rea, apparentemente la figlia perfetta, è una bambina allegra e sensibile che non impiegherà tanto a conquistare il cuore di molti lettori lasciando però, fino alla fine di tutto, quell'ombra che la rende amorevole e al tempo stesso temibile.
Sarà il suo aspetto vagamente simile a Sadako o Samara che dir si voglia (la protagonista del famosissimo “ The Ring ”), oppure il fatto che appare e scompare quando meno te lo aspetti; ma in lei, si avverte chiaramente qualcosa di misterioso.
Quel qualcosa che però sarà spiegato mano a mano, lentamente come la sequela di gocce che cade a terra quando una stalattite si scioglie.
Le rivelazioni sono misurate e ponderate per non svelare nulla finché non sia arrivato il momento e questa abilità della scrittrice, riesce a tenere incollato il lettore che si ritroverà catapultato nel mondo di Reborn tanto che gli sembrerà di camminare al fianco della protagonista, lungo quel percorso irto di ostacoli che Elga e Iuri dovranno percorrere per arrivare al loro obbiettivo:


La verità!
 
 
 
 
Valutazione: 5 su 5










Estratti:



Non sono un uomo. Te l’ho già detto un’altra volta, sono un semplice guardiano. Non nasco, non muoio, non vivo, sono solo lì nei secoli dei secoli a occuparmi dell’ingrato compito di aprire e chiudere porte per far sì che gli esseri umani passino da una dimensione all’altra. Voi viaggiate di vita in vita, amate, odiate, gioite, soffrite… cavalcate l’onda dell’eternità, senza neanche esserne consapevoli, e io me ne sto lì a servirvi. Umilissimo portiere relegato al rango di spettatore delle esistenze altrui”.



***

 

«Avanti, prendilo! Non è un’arma letale, è solo un caleidoscopio.» L’altro afferrò il manufatto con sospetto.
«Sai come si usa?»
Iuri annuì.
«Forza allora, guardaci dentro e dimmi cosa vedi.»
Lui obbedì di nuovo. Accostò un occhio all’obiettivo e guardò. «Vedo schegge di vetro colorato.»
«Molto bene, adesso ruotalo e poi dimmi di nuovo cosa vedi.»
Iuri eseguì. «Tre stelle, ciascuna di colore diverso. Una è posta in cima alle altre due a formare una specie di piramide.»
«Un disegno meraviglioso. Non trovi?»
Iuri si allontanò il caleidoscopio dal viso e tornò a guardare Ogma. «Te lo concedo.»
«L’attimo prima c’erano solo pezzetti di vetro. È bastato un colpetto e quei vetri si sono spostati componendo un disegno bellissimo. Se torni a ruotare il cilindro la magia si compirà ancora: i vetrini si sparpaglieranno e poi andranno a comporre una figura nuova, diversa ma non meno sorprendente. Così all’infinito. E ora dimmi, l’artista chi è?»
L’altro fece spallucce e restituì lo strumento.
«A me puoi dirlo» lo incoraggiò Ogma in tono suadente. Soffiò sul caleidoscopio e al suo posto ricomparve l’occhio. «Nessuno» aggiunse sistemandolo nell’orbita vuota.
«Per quanto siano meravigliosi, quei disegni nascono dal Caos e sono del tutto casuali. Non c’è nessuno a progettarli né a eseguirli eppure ciò non li rende meno apprezzabili.» Fece una pausa e bevve ancora. «Voi uomini siete schegge di vetro, Iuri. Schegge di vetro lanciate sul piano dell’infinito, mille e mille volte. Ciascuna delle vostre vite è un disegno casuale che si realizza. A volte si tratta di un capolavoro, altre volte no…









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